
In Val Resia ci si prepara
per il Pust, ovvero il Carnevale resiano, una delle manifestazioni più
importanti della comunità locale che riesce ancora oggi a coinvolgere giovani e
meno giovani.
Attualmente, in forma organizzata, si svolge nella sola frazione di San Giorgio/Bila.
Non mancano però eventi spontanei in altre fazioni. In passato, potremmo dire
fino agli anni Settanta, il Carnevale si svolgeva nelle singole frazioni. Il
calo della popolazione soprattutto giovanile e la mancanza di spazi adeguati ha
portato ad un costante concentramento della manifestazione nella frazione di
San Giorgio dove appunto ancora oggi si svolge.
Il Carnevale
inizia, generalmente, negli ultimi giorni, il giovedì grasso (Jojba Grasa) il
sabato sera, la domenica (Püstawa nadëja), il lunedì, il martedì (TeVlïki Püst)
e il mercoledì delle ceneri (Te din na pëpël).In passato la festività
dell’Epifania (Pernahti) dava inizio ai festeggiamenti carnevaleschi.
Naturalmente a quei tempi c’era molta più gente, gli uomini che emigravano
erano a casa per trascorrervi i mesi invernali ed i divertimenti nascevano solo
all’interno della comunità, quindi con la partecipazione attiva dei paesani.
Perciò il periodo che andava dall’Epifania al Mercoledì delle Ceneri era costellato
da eventi carnevaleschi che spontaneamente si organizzavano nei vari paesi. Col
tempo queste ed altre condizioni venute a mancare hanno influenzato questa
tradizione concentrandola, come già detto, negli ultimi giorni.
L’elemento fondamentale del Carnevale è rappresentato dalla danza eseguita con
i tipici strumenti musicali resiani, la cïtira [ zitira] (violino) e la bünkula
(violoncello). Le danze si protraggono per ore ed ore, nelle osterie e negli
spazi predisposti per i festeggiamenti. Si balla, tempo permettendo, anche
all’esterno, in particolare domenica pomeriggio.
Le danze, un tempo, quando le maschere brutte facevano il giro delle case in
paese, venivano effettuate anche nelle abitazioni, portando una ventata di
allegria.
Attualmente si svolge nel salone delle ex-scuole di San Giorgio ove ha sede
l’associazione Sangiorgina che, tra le sue attività, organizza anche il
Carnevale. Si può però estendere anche alla vicina osteria. Domenica
pomeriggio, tempo permettendo, le danze si svolgono in piazza dove il Carnevale
si conclude, il Mercoledì delle Ceneri, con il rogo del fantoccio, segnando
così la fine di un ciclo per ricominciarne uno nuovo, si spera, più prospero.
Le maschere
Le maschere tradizionali del Carnevale resiano sono di due tipi: te lipe bile maškire, le belle maschere bianche, le più conosciute perché sono presentate anche nelle esibizioni del Gruppo Folkloristico Val Resia ed i babaci/kukaci, le maschere brutte.
Accanto a queste maschere, soprattutto nei tempi recenti, si possono vedere anche quelle più moderne o, il Mercoledì delle Ceneri, quelle rappresentanti il clero od altre personalità.
Te lipe bile maškire sono maschere composte da una o più gonne bianche ornate da merletti e nastri. Le gonne sono generalmente tre con le seguenti altezze: la più lunga arriva ai piedi, la seconda più corta arriva a metà polpaccio e la terza al ginocchio. Se è una può avere i pizzi e nastri che la fanno sembrare composta da tre gonne. La camicia è bianca anch’essa può essere adornata da merletti o piegholine. Attorno alla gonna e sulla camicia ci sono dei nastri colorati; le scarpe sono chiare così come le calze.
Come copricapo le maschere si completano con un bel cappello alto adorno di fiori di carta colorata e piccoli sonagli. In mano le maschere possono avere fazzoletti e campanelli che suonano mentre ballano.

Generalmente
sono le donne che si vestono così e, in passato, dovevano essere solo quelle
giovani e non ancora sposate.
Se sono gli uomini a portare questo costume l’elemento più evidente di
differenza è rappresentato dal cappello più basso rispetto a quello femminile.
Il nome della maschera maschile è maškarun. Queste maschere venivano
confezionate per tempo dalle ragazze le cui famiglie avevano una certa
disponibilità economica. Non tutti potevano permetterselo.
I
babaci/kukaci [babazi/kukazi] sono molto più semplici e non richiedono
particolare cura e attenzione nel confezionamento. E’ sufficiente vestirsi
camuffandosi, con abiti vecchi o semplicemente mettere la giacca a rovescio
oppure una vecchia vestaglia. Qui la fantasia può spaziare. Il viso può anche
essere sporcato con fuliggine o con carboncino oppure coperto. Questi due tipi
di maschere sono ancora presenti negli attuali carnevali.
Una certa riscoperta e valorizzazione delle belle maschere bianche è avvenuta
negli ultimi anni e non è difficile ammirarle la domenica di Carnevale in
piazza.

In passato vestiti da babaci/kukaci [babazi/kukazi] si faceva visita nelle case. A portare il gruppo era, di regola, una persona non mascherata che, bussando sulla porta di casa, chiedeva il permesso di entrare con il gruppo mascherato. Se la risposta era positiva il gruppo entrava, faceva qualche danza e poi proseguiva la visita nelle altre case. Si potevano fare anche delle scene mimiche per non far trasparire la propria identità a proprietari della casa incuriositi.
Per maggiori informazioni contattare l’Associazione Pro Loco “Pro Val Resia” telefonando al 3297880907, oppure inviando un’e-mail all’indirizzo proloco.provalresia@gmail.com. Altrimenti contattare il Comune di Resia al 0433 53002, int. 5, o all’indirizzo e-mail ecomuseo@com-resia.regione.fvg.it.